Il codice a barre compie 50 anni

Il codice a barre ha compiuto 50 anni il 3 aprile 2023. Era il 3 aprile 1973 quando le principali aziende statunitensi del settore dei beni di largo consumo decisero di standardizzare l’identificazione dei loro prodotti tramite un codice a barre GS1.
Per GS1 si intende un'organizzazione mondiale no profit che sviluppa e mantiene standard globali per la comunicazione fra le imprese. Il più noto fra questi standard è appunto il codice a barre, un simbolo grafico stampato sui prodotti che può essere scannerizzato elettronicamente.
La storia ci dice che il primo prodotto dotato di “codice a barre Gs1” venne scansionato alla cassa di un supermercato Marsh nella città di Troy, in Ohio: un pacchetto di chewing-gum Wrigley's del costo di 61 centesimi di dollaro. Oggi i codici a barre GS1 sono presenti su oltre un miliardo di prodotti: solo in Italia, nelle catene distributive dei supermercati, ipermercati e punti vendita a libero servizio ogni anno vengono venduti circa 350 mila prodotti di largo consumo confezionati con codice a barre GS1 (non contando i prodotti a peso variabile e il non food). Per avere un’idea più concreta, i prodotti passano in cassa circa 30 miliardi di volte generando poco meno di 3 miliardi di scontrini ogni anno.

«L’arrivo del codice a barre – raccontano da Gs1 – è stato rivoluzionario tanto che la BBC l’ha inserito tra le “50 cose che hanno reso globale l'economia”: ha cambiato per sempre il nostro modo di fare acquisti, continua a farlo oggi, collegando un prodotto fisico a informazioni digitali che viaggiano senza ostacoli lungo tutta la supply chain».

L’evoluzione del codice a barre ha sperimentato un forte balzo in avanti con l’ideazione del codice bidimensionale che permetterà di leggere una serie di molteplici informazioni tramite un link collegato al web. In tutti i settori il sistema del largo consumo e del retail è alle soglie della più importante trasformazione dall’invenzione del codice a barre. La fine del 2027 è infatti la data fissata dal board di GS1 affinché i Pos installati nei negozi siano in grado di leggere ed elaborare sia i vecchi sia i nuovi codici a barre bidimensionali (QR code o DataMatrix).

La disponibilità di una grande quantità di informazioni presenti in rete e la prevalenza dei dati nello sviluppo delle relazioni operative e commerciali tra le imprese si sono rivelati il propulsore che ha spinto questa rivoluzione: nei codici bidimensionali infatti può alloggiare un numero maggiore di dati in uno spazio più ridotto rispetto all'attuale codice a barre lineare, come la data di scadenza, il numero di lotto o di serie e naturalmente il GTIN, l’identificatore univoco del prodotto alla base del codice a barre così come lo conosciamo oggi. Associando ad essi un URL web si realizza un collegamento diretto con il sito del produttore o del retailer che dà accesso a informazioni aggiuntive oggi sempre più indispensabili: la composizione e gli ingredienti, la presenza di allergeni, l’origine del prodotto e le tecniche di trasformazione e di produzione, le ricette corredate da foto e video, le recensioni e i giudizi di altri consumatori e altro ancora. Il codice potrà essere scansionato dal consumatore anche tramite uno smartphone (cosa già presente fra le abitudini comuni). Se lo stesso consumatore utilizza un'app del retailer per scansionare lo stesso codice a barre, può essere collegato ad altre funzionalità, come ordinare prodotti, raccogliere punti fedeltà e condividere la propria esperienza con gli amici sui social media. Il 2027 è vicino e i retailer globali e più attrezzati stanno già implementando le informazioni relative ai prodotti commercializzati aggiornando i loro scanner fissi e portatili per poter elaborare i codici 2D. Il lavoro di miglioramento non si fermerà e di certo il potenziale dei codici bidimensionali aprirà le porte a nuove e forse ancora sconosciute soluzioni di business per le imprese di tutti i settori.

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